DA ETERNITÀ. LA LEGGENDA DI DESTINO E SOSPENSIONE (Palomar, 2003).

  LA LEGGENDA DI DESTINO E SOSPENSIONE  
     
“Le porte sono un luogo magico. L’accesso ai nostri sogni, la sede di spiriti buoni o malefici. Li vede? Ci stanno osservando in quest’istante. Lei è Iride Mahler, vero?”
“Con chi ho il piacere di parlare?”
“Jean Delille… Giovane scrittore”.
“Non ho mai udito il suo nome!”
“Allora capisce perché mi trovo qui…”
“In una discarica? Ma lei è così giovane. La sua è l’età dei sogni, dei progetti.”
“Non pronunci quella parola. Potrebbe udirla…”
“Chi?”
“È una dea. Si diverte a distruggere le speranze degli uomini e trasforma le loro ambizioni in spazzatura. Il suo nome è Sospensione”.
 
*
 
 

Maudit smise di suonare. Dal giardino variopinto, risuonavano le note del ‘Valzer dei fiori’ di Tchaikovsky.
“Corri laggiù.”, gli disse Hole con fare deciso.
Maudit si levò. Notò con grande stupore che i suoi abiti s’erano mutati. Aveva indosso una marsina, scarpe lucide ai piedi e una bella cravatta bleu al collo. Il suo viso era sbarbato, non tossiva più.
“Va’...”, gli ripetè Lindsay.
Maudit si lasciò trascinare dalla musica. Prese a saltellare nell’aria, lieve come una farfalla dalle ali di carta, finché si ritrovò nel giardino.
“Buon dì...”, lo salutò la rosa.
“Ben ritrovato.”, fece la casablanca.
“Le piace il nuovo abito che indossa il lilium?- gli domandò il garofano cinese- E’ delizioso!”
“Ma no!- l’interruppe la fresia- Lui preferisce il ribes!”
“Vuol danzare con me?”, gli propose la ginestra.
Il girasole gli aggiustò il fazzoletto nel taschino.
“Certo che ballerò con lei, signora ginestra.”, sorrise Maudit.
“Signorina...”, lo corresse vezzosa lei.
Maudit le s’inchinò e si lanciarono nel ballo. Non gli era mai capitato di sentirsi talmente lieve... quasi immateriale.
“Sono leggero... Sono leggero... Sono leggero!”, urlò e tanta era la gioia che si strinse forte forte la ginestra al petto.
“Ohi ohi!- protestò quella- Mi schiaccerà se continua così...”
Tutto a un tratto, s’udì un bisbiglio propagarsi nel giardino, le danze ebbero requie, la musica mutò. Ora l’orchestrina suonava Liszt, ‘Il sogno d’Amore’.
‘Che melodia soave’, pensò Maudit, chiudendo gli occhi per assaporarne la bellezza.
“Guardate laggiù!”, esclamò estasiato il ciclamino.
Maudit non credette ai suoi occhi.
Sulle note di quella partitura, Greta incedeva con contegno principesco, vestita come una dama dell’Ottocento. Il suo abito con gonna a balza verde smeraldo luccicava di lustrini; il corpetto faceva risaltare perfette le sue forme. Dietro di lei, una bambinaia con una gonna che pareva un paio di enormi mutandoni. La Strauss veniva verso di lui. Maudit sentì il cuore battergli all’impazzata. Greta s’approssimava sempre più, sempre più...
I fiori fecero largo; Maudit iniziò a correre verso di lei. Greta gli sorrideva. Quando la raggiunse, il giovane piombò in un disagio improvviso. Che fare? Mai le aveva dichiarato i propri sentimenti... Non vi fu bisogno, tuttavia, di parole. Gli occhi tradivano ogni sua emozione. Restarono così, senza parlare, per qualche istante, poi l’orchestra prese a suonare nuovamente ‘Il valzer dei fiori’. Maudit tese la mano a Greta, mentre con l’altra le cingeva la vita. Non eran mai stati così vicini; mano nella mano, sguardi negli sguardi, vita nella vita, iniziarono a danzare insieme, senza più pensieri di Morte... solo Tchaikovski e i loro corpi in comunione. La musica crebbe e,  coll’intensità del suono,  la frenesia della danza.
‘Vorrei...- pensò Maudit- vorrei che questo valzer non finisse mai... Mai...”

E l’orchestra non smise di suonare.

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